Dopo il sangue, il terrore, il vuoto, i familiari delle vittime hanno affrontato la vicenda processuale.
In primo e in secondo grado la magistratura condanna all’ergastolo Pippò Calò, esponente di primo piano della Mafia, ed i suoi uomini per l’esecuzione materiale del reato di Strage, mentre un’accertata fattiva collaborazione di elementi di spicco della camorra quali Giuseppe Misso, porta nei suoi confronti, ed in quelli dei suoi uomini, a pesanti condanne detentive.
La Cassazione ribalta queste decisioni ignorando tutto lìimpianto accusatorio sostenuto dalle prove raccolte dagli inquirenti e per mano di Corrado Carnevale annulla la sentenza nei confronti di Calò e Misso rinviando il giudizio ad altra sezione della Corte di Assise di Appello di Firenze dove la Corte, riformando parzialmente la sentenza, condanna per strage Calò, ma ne assolve Misso condannandolo per detenzione abusiva di esplosivo e riducendone la pena a soli tre anni.
Alla fine di questo giudizio di rinvio, stranamente due figure chiave del processo, Galeota, braccio destro di Misso, e sua moglie, furono uccisi in un agguato.
In un secondo giudizio di rinvio, a seguito di stralcio, il noto esponente missino Abbatangelo, già condannato in primo grado per strage alla pena dell’ergastolo, viene assolto da tale accusa per non aver commesso il fatto, e condannato per porto e detenzione abusiva di esplosivi.
La Corte di Cassazione rigetta, successivamente, i ricorsi proposti dai familiari delle vittime contro la sentenza di secondo grado nei confronti di Abbatangelo, e li condanna al pagamento delle spese processuali.
Dalla vicenda processuale del “Rapido 904” andata avanti per 5 lunghissimi giudizi, emerge un quadro inquietante in cui, alla strategia eversiva di destra, si lega la manovalanza mafiosa e camorristica che organizza e porta a termine con agghiacciante “professionalità” il compimento della strage.
La Commissione parlamentare Stragi, presieduta dal Senatore Gualtieri, nel 1994 ha evidenziato un chiaro contesto in cui sono maturate le azioni terroristiche riportabili alla strategia della tensione, senza riuscire in alcuni casi, come questo del “Rapido 904”, ad individuare un più ampio ambito di responsabilità, avvertendo che restano non pienamente chiariti i contesti diversi e i più ampi disegni strategici cui le stragi sono state funzionali.
Il lavoro della Commissione Parlamentare ha puntato il dito sulla distrazione e assenza dei servizi Sismi e Sisde che avrebbero dovute cogliere e segnalare ogni attività di tipo terroristico; ha illuminato il contrasto e le sue ragioni tra giudicati di diverso grado operato dalla Cassazione, ha evidenziato la possibilità e l’attualità della reiterazione di atti criminali alla scopo di turbare e condizionare lo svolgimento della vita democratica del Paese, mettendo in luce come nel caso dei più recenti attentati del 1993, vi sia stata un’opera sistematica di disinformazione della “falange armata” che si è avvalsa di un supporto informativo e logistico non disponibile sul semplice mercato criminale.
La ricostruzione del quadro processuale, come emerge dal lavoro delle Commissioni Parlamentari colpisce la evidente distrazione e in alcuni casi volontà di settori delle Istituzioni, di non fare piena luce sulle vicende di stragismo.
Non vogliamo dimenticare che la Giustizia alla fine ha condannato i Familiari delle Vittime al pagamento delle spese processuali, permettendo che personaggi implicati in vicende di tale gravità, facciano ancora parte della vita politica del paese.
Se ci fermiamo ad ascoltare il silenzio della morte di queste stragi possiamo ascoltare voci che gridano verità e giustizia.
Il musicologo, scrittore e giornalista Leoncarlo Settimelli ha composto una canzone: "Il sogno spezzato di Federica", dedicata a Federica Taglialatela, vittima dodicenne vittima della strage, che faceva così:
Federica dagli occhi di mare
che lascia il suo porto
e ha voglia di andare.
Federica che come un gabbiano
attraversa il suo mare
diretta a Milano;
prende un treno che è pieno di gente
che si sposta per fare Natale;
mille storie di cui non sa niente
di gente già stanca che scende e che sale.
Lei però coi suoi dodici anni
sa che vuole andare a vedere
come è fatta la neve
e perché può dal cielo cadere.
Federica dagli occhi di mare
Che vede stazioni veloci passare;
suona a Roma una vecchia zampogna
poi viene Firenze ,si va per Bologna.
Come sale veloce quel treno che si tuffa nelle gallerie,
come fanno i delfini nei giorni d’agosto
seguendo chissà quali vie.
Ma di colpo è un mare di fuoco,
la tempesta si schianta d’intorno.
Il biglietto era solo d’andata e non c’è ritorno.
Federica dagli occhi di mare,
su quella montagna ti han fatto fermare;
hanno rotto le ali al gabbiano
e tu non hai visto la neve a Milano.
Giovanbattista Altobelli 51 anni
Anna Maria Brandi 26 anni
Angela Calvanese in De Simone 33 anni
Anna De Simone 9 anni
Giovanni De Simone 4 anni
Nicola De Simone 40 anni
Susanna Cavalli 22 anni
Lucia Cerrato 76 anni
Pier Francesco Leoni 23 anni
Luisella Matarazzo 25 anni
Carmine Moccia 30 anni
Valeria Moratello 22 anni
Maria Luigia Morini 45 anni
Federica Taglialatela 12 anni
Abramo Vastarella 29 anni
Gioacchino Taglialatela 50 anni (successivamente in seguito all'entità dei traumi riportati)
Tutti insieme dovremmo dire "io non posso, non voglio e non devo dimenticare" questa come tante altre stragi, tanti altri attentati.
Per non dimenticare.
Fotografie (in ordine di posizione): manifesto commemorativo del XXIV anniversario della strage, una carrozza del treno sventrata dall'esplosione, foto scattatat durante il processo al Boss Misso che nel 2001 fece uccidere un testimone, il musicologo Leoncarlo Settimelli